Salire fino ad Ha Giang, a uno sputo dal confine cinese, e non fare il loop, il leggendario giro in moto sui monti circostanti, sarebbe come andare a Napoli e non mangiare la pizza: stupido e criminale. Lungi da noi macchiarci di cotanta infamia! Siamo pronti a sfidare la pioggia pur di intraprendere questa esperienza a detta di tutti just amazing, semplicemente incredibile. Ancora più incredibile, il tempo migliora e noi riusciamo a partire all’asciutto. Certo, Milagros è in vena di fare la primadonna e richiede attenzioni per circa un’ora prima di concedersi alla strada, ma tant’è. Abbiamo voluto lo scassone e mo’ pedaliamo.
Non piove, dunque, né la visibilità è poi così male. In compenso si muore di freddo, ma il paesaggio è così straordinario – just amazing, come dicevano tutti e come d’ora in poi diremo anche noi – che non ce ne frega niente. Montagne, valli, risaie, tornanti che si avvitano a cavatappi sulle pendici. Dietro ogni curva una sorpresa. Meglio dell’ovetto Kinder.
A sera ci fermiamo a Dong Van, dormiamo tra quattro mura ma si gela talmente che pare di stare all’aperto. Il mattino dopo il passo di Meo Vac ci schiaffeggia di buon’ora con il suo splendore esagerato. All’ora di pranzo ci lasciamo travolgere dal caos di un mercato locale, dove, a giudicare dalla varietà dei costumi tradizionali, confluiscono tutte le minoranze etniche della zona. Nel pomeriggio un timidissimo raggio di sole fa capolino da dietro le nubi, accende il verde dei prati e noi vorremmo ripassare dal via per rivedere tutto con quella nuova luce (che, comunque, non dura più di un quarto d’ora). L’ingegnere, gasato, giura che tornerà “con una moto decente”. Milagros si offende e ci lascia di nuovo a piedi. Pazienza, siamo quasi in città. Il nostro loop l’abbiamo avuto, indimenticabile come la pizza sotto il Vesuvio.
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Il nostro giro: