Durante la stagione secca in Cambogia non piove mai. Tranne quest’anno, per festeggiare la nostra venuta. Al porto di Sihanoukville diluvia così tanto che più che la barca per Koh Rong Samloem (d’ora in poi semplicemente Salmone) ci aspettiamo l’arca di Noé. Arriva invece la speed boat e ci porta in paradiso, su una spiaggia lunga e bianca con le altalene e le amache a pelo d’acqua, i bungalow vista mare (tranne i nostri, da poveri) e i turisti felici, divisi tra “quelli che hanno capito” e vanno in giro scalzi e “quelli che no” e si trascinano il trolley sulla battigia, stipato di abiti da sera che non useranno mai.
La grafomane è felice e in pace con il mondo, gioca con gli hula hoop e prende il sole. L’ingegnere si ustiona, vorrebbe fare immersioni ma con la polmonite in corso anche no, vorrebbe vedere i plancton fluorescenti ma c’è la luna piena. Quando un topino gli rosicchia nottetempo lo zaino stappa lo champagne per la gioia.
E comunque a Salmone non c’è altro da fare se non passeggiare, ondeggiare, bere birrette con i nuovi amici conosciuti nell’unico ristorante da poveri della Saracen Bay. È bellissimo e ci chiediamo per quanto ancora lo sarà, visto che le strutture turistiche si moltiplicano come brufoli sulla faccia di un adolescente. Ce ne andiamo con la sensazione che se dovessimo tornare troveremmo un posto completamente diverso.
Come diversa sarà tra poco, pochissimo, Otres Beach, dove passiamo l’ultima notte prima di lasciare la costa. Ieri alternativa rilassata alla più festaiola Sihanoukville, domani – a giudicare dalle decine di cantieri – sarà la nuova Phuket cambogiana. Dopodomani, forse, la Benidorm khmer, con ecomostri e tamarri in quantità. Per ora rimane un villaggio hippie con poche strade asfaltate, tanta polvere, molta immondizia appena finiscono ristoranti e guesthouse e ancora più italiani. Patria degli scappati di casa più convinti, quelli che “mollo tutto perché l’Italia mi va stretta (o la Francia, la Germania, l’Australia o quel che è, l’importante è essere insofferenti)”, è un crogiuolo di bungalow dove “usate poca acqua per rispetto del Pianeta”, bistrot vegani, locali dove “vieni pure e suona la tua musica” (tanto sono vuoti quindi non dai fastidio a nessuno). C’è il pub dove ogni sera i giocolieri danno fuoco a hula hoop e altri strumenti del mestiere, e quello a fianco dove due donne si abbracciano mentre altre dieci applaudono commosse: ladies night, terapia di gruppo, ché offrire da bere alle signore non è abbastanza alternativo.
Conclusione: Salmone batte Otres, palla al centro. Ciao mare, ci si rivede tra un po’ in Australia.