La scena si presenta più o meno così. L’ingegnere tutto contento, cappello da cowboy, foularino sintetico al collo, occhiali da sole stile tamarro in discoteca, maniche con finti tatuaggi. Conciato peggio di uno spacciatore portoricano, insomma, ma felice come un bambino perché finalmente sta facendo la gita a cavallo che agognava da mesi. Dietro di lui – di parecchi metri – la grafomane: cappello che vola via ogni secondo, zainetto con articoli inutili (tra cui un hula hoop) che le rimbalza sulle spalle ustionate, sguardo teso e turpiloquio in canna. Quanto lui ama giocare al fantino, tanto lei preferirebbe una bicicletta a Churrumino, la bestia di Satana che le è stata affidata come cavalcatura: mansueto all’apparenza, in realtà anarchico e sovversivo fino nel midollo, sordo ai comandi e deciso a fare il cosiddetto cavolo che gli pare.
È così, con gaudio da un lato e rassegnazione dell’altro, che esploriamo i dintorni di Tupiza, cittadina dal nome buffo (Tupiza is megl che one, continuiamo a ripeterci) che pare presa in prestito al Far West. Qui, secondo alcuni, furono uccisi Butch Cassidy e Sundance Kid, i leggendari banditi americani. Oggi di forestieri ne arrivano pochi, che si tratti di banditi o turisti: i primi preferiscono centri più grandi, i secondi, da quando hanno aperto l’aeroporto di Uyuni, volano direttamente al salar. Tanto più che le strade sono un disastro – l’abbiamo constatato di persona mentre il bus sobbalzava sulle buche e rimaneva bloccato tre ore ad Atocha, dove il ponte è crollato e il fiume non si poteva guadare perché la notte prima aveva piovuto – né ci si può rifare con l’offerta gourmet, visto che i ristoranti servono solo pollo fritto o pollo allo spiedo.
Ma torniamo a noi – due milanesi a cavallo, due cavalli di cui uno buono per farci le bistecche, una guida che ci porta attraverso canyon, montagne rosse, rocce, rocce, cactus e ancora qualche roccia. Il paesaggio è brullo e bellissimo, il cielo senza una nuvola, il sole cocente. Dopo cinque ore siamo a pezzi ma soddisfatti, lui di aver galoppato come Bud Spencer e Terence Hill, lei di essere sopravvissuta all’ennesimo tentativo di eliminarla. Non sarà facile scordare questo pomeriggio. Soprattutto nei prossimi giorni, quando ogni muscolo del nostro corpo urlerà vendetta per l’onta subita.