Per qualche giorno ci muoviamo in maniera convulsa e scomposta, manco avessimo i servizi segreti alla calcagna. Da El Calafate torniamo in bus a Punta Arenas cambiando a Puerto Natales, da lì prendiamo un volo per Puerto Montt, atterriamo nel cuore della notte, dormiamo in aeroporto come i barboni, noleggiamo un’auto, fuggiamo dalla suddetta città (che i locali chiamano amorevolmente Puerto Mortt) e, in preda all’ultimo slancio di vitalità, arriviamo sul lago Llanquihue, saliamo sul vulcano Osorno e collassiamo infine in un grazioso ostello di Puerto Varas, amena località lacustre che la grafomane serberà nel cuore per essersi qui ricongiunta con il salmone alla griglia. Senza indugi proseguiamo poi verso nord, con tappe a Concepcion e Chillan per incontrare gli italici di cui già si disse (qui e qui) e approdare infine a Santa Cruz, dove ci aspettano Fernanda e – visto che siamo nel cuore della valle di Colchagua, famosa per il vino – la festa della vendemmia più attesa del Paese.
Fernanda l’abbiamo conosciuta a Berna qualche tempo fa: amica di amici, se ne è tornata da poco in Cile perché della Svizzera non ne poteva più (chissà come mai). Qui la ritroviamo circondata dalla sua famiglia – una persona su due che incontriamo in città è suo parente – e da un gruppo di amici esilaranti, con i quali ci abbandoniamo ai bagordi con la scusa di degustare i tanto decantati e pluripremiati vini di queste valli benedette dal sole – i migliori al mondo, dicono i cileni, dimenticandosi che stanno parlando con due italiani, o forse ignorando che nel nostro stivaletto si produce quattro volte tanto (e da più di un ventennio). “Avete vigne anche in Italia?”, ci chiede candida l’enologa che ci accompagna nella visita alla cantina Viu Manent. E noi vorremmo precipitarla giù dal carretto che costeggia i filari.
Orgoglio nazionale a parte, la festa della vendemmia è un tripudio di buon vino e pessimo cibo, con parentesi culturali (in visita al museo precolombiano) e tuffi nell’ignoranza (a ballare il pop latino). Quando Fernando, peluquero loco che purtroppo non fa in tempo a tagliare i capelli alla grafomane, intona Raffaella Carrà in spagnolo in mezzo alla strada, sappiamo che non resta più nulla da chiedere a questo weekend. E andarsene via, ancora una volta, è un piccolo lutto.