Ennesima sveglia all’alba, ennesimo bus, anzi taxi collettivo, perché dove siamo diretti i bus ci vanno, ma non si capisce bene a che ora. Destinazione Guajira, la regione più a nord della Colombia e dell’America Latina. Regione selvaggia, ci dicono tutti, di deserti, venti e mar del Caribe, dove si dorme sulle amache vista oceano e si mangia aragosta appena pescata.
Sulla carta il paradiso, insomma. Nella realtà un po’ meno. Sarà il cielo grigio, saranno le blatte giganti che ci troviamo in camera la prima notte nel villaggetto di Cabo de la Vela, che altro non è se non un lungomare con quattro capanne. Sarà che invece che affidarci a John-John come le amiche di Valentina, veniamo turlupinati da un autista che ci propone un passaggio all inclusive che all inclusive non è. Fatto sta che partiamo già male, lamentosi come solo due milanesi (imbruttiti) riescono a essere.
Sarà. Ma anche senza intoppi non potremmo essere ciechi alle camionette piene fino a scoppiare di militari, ché siamo al confine con il Venezuela e pare di essere in guerra. Né ci sfuggirebbero la miseria tutt’attorno, le strade polverose e i bambini cenciosi che ti supplicano per un’elemosina, le baracche cadenti, la consapevolezza che nascere qui sia per forza anche morirci, una condanna, la tomba dell’umana speranza. E l’immondizia che fiorisce tra i cespugli secchi, i sacchetti di plastica che svolazzano e si impigliano ovunque senza poesia, l’amarezza di sapere che questo, con le dune che sembrano il Sahara e l’oceano là in basso, potrebbe essere un luogo bellissimo, e invece no. Persino la seconda notte in amaca è un fiasco privo di magia, ché le amache sono legate in batteria sotto un porticato vista bagni, così tante da sembrare la vetrina di un negozio di insaccati.
Quando la jeep viene a riprenderci, la mattina del terzo giorno, schiumiamo perché è in ritardo di un’ora e mezza, ma intanto tiriamo un sospiro di sollievo. Ci godiamo il viaggio nel retro scoperchiato del pick-up, ed è la cosa migliore dell’intera avventura. Guajira, ci abbiamo provato. Andrà meglio la prossima volta, se mai ci sarà. E se ci sarà, sarà senz’altro con John-John.