Se l’ingegnere mai vacilla, sempre devoto al File Excel e alla sua Chiesa, a tratti la grafomane si perde via – gergo tecnico – e si dimentica di essere tale. Ecco perché prima di scrivere questo post ha fatto passare due mesi e ora, del weekend lungo di tre giorni e un pezzetto, non ricorda altro se non qualche dettaglio gioiosamente futile. Niente lungaggini sui monumenti e i must do, dunque: quel che resta di Tallinn sono solo suggestioni randomiche, qui di seguito riportate per puro sollazzo.
- Belli i mercatini di Natale, ma anche no se andate in Estonia solo per quelli, soprattutto perché sono grandi come un fazzoletto e impregnati di un ubriacante olezzo di vin brulé. Noi ci abbiamo comprato due bellissimi strofinacci con le sardine, hashtag #comeallikea, e dei salami puzzolenti che ci hanno impestato il frigo per settimane.
- Sì, fa freddo. Fa freddo anche quando per loro, gli estoni, fa caldo. Fa freddo che ti metti due maglioni, la giacca, sciarpa cappello e guanti e hai ancora freddo. Loro ti guardano e ridono. “Se ora ti vesti così, come fai quando fa -10?”. Quando fa -10 me ne sto a casa mia, bbelli, o mi abbraccio direttamente a un radiatore con le rotelle.
- Di notte tutte le blatte sono bigie. Belle quelle che ci siamo trovati nel letto la prima sera, vivaci e frizzantine, un plotone di insettini schifosi che si arrampicavano su di noi facendoci temere che saremo stati noi i prossimi protagonisti di Io e i miei parassiti. Nemmeno nelle peggio bettole cambogiane avevamo fatto incontri simili: grazie Tallinn, c’è sempre una prima volta.
- Berlino, fatti più in là. È Tallinn la vera capitale della cultura underground, dove c’è il quartiere della cultura al di là della ferrovia, dove si mangia più hipster che a Milano, dove si balla indie – inteso come “tutto ciò che la massa non capisce, e a sto giro noi nemmeno” – a una serata hip surgery, chirurgia dell’anca, e sul maxi schermo scorrono immagini di radiografie, mentre tu ti chiedi: Ma davvero? E la risposta è: Sì, davvero.
- Ognuno ha sette sosia nel mondo: così si dice, noi confermiamo almeno in parte, perché a Tallinn conosciamo il doppio del nostro buon amico Praderio. Il quale sosia, finlandese disadattato, solo nella vita più di una particella di sodio in acqua Lete, cerca di convincerci, nel cuore di un venerdì notte, a seguirlo in uno strip club, ottenendo un secco diniego e venendo invece trascinato alla già citata, discutibile serata a tema. Il che con il buon Praderio non ha più niente a che vedere da un pezzo, ma a noi – soprattutto dopo la terza birra – la situazione fa molto ridere.
- A novembre, a Tallinn, il sole va giù presto, ma se sali su un vecchio rudere sovietico abbandonato e spazzato dal vento, la luce è pazzesca e la città bellissima, così bella che chissenefrega se si gela, qui sembra di stare in una cartolina postindustriale. Ed è molto meglio dei mercatini.