Siamo d’accordo, mangiare italiano all’estero non si fa. A meno che tu non sia in giro da mesi come noi l’anno scorso, preda dell’astinenza da pizza che tutto giustifica (posso testimoniare che l’ingegnere si è piegato alle penne aglio e zola). O che tu all’estero non ci viva, in costante e prostrante stato di privazione, circondato da gente che scuoce gli spaghetti per cultura e li condisce con il ketchup. Ben venga allora il ristorante tricolore, purché vero e verace, con la pasta fatta a mano e la mozzarella autoprodotta, a portare sollievo a chi dimora nella nostalgia dei sapori di casa. L’ultimo della nostra personalissima lista l’abbiamo sperimentato a Londra durante un weekend toccata-e-fuga, due giorni risicati per portare Montone sullo Shard, il grattacielo di Renzo Piano, fare shopping a Brick Lane e rivedere vecchi amici. Si chiama La mia mamma e la grafomane ne aveva già scritto per Gente la scorsa estate, poche settimane dopo l’apertura nel cuore del tendissimo quartiere di Chelsea. All’epoca la signora Anna, una delle mammas che spadellano in cucina – madri italiane in visita ai figli trasferiti nella capitale britannica – le aveva promesso che, se un giorno fosse passata a trovarla, le avrebbe fatto trovare granita siciliana e brioche. Una ragione sufficiente per salire su un volo e andare a dare un’occhiata di persona.
Dunque eccoci qua. È sabato sera, il locale è strapieno, mamma Anna è stata di parola e la cena si conclude con un tripudio calorie sotto forma di caffè con panna. Esplodiamo felici liberando endorfine. Il cibo è buono, lo confermiamo, ma ancor più buona è la storia che ci sta dietro. In breve: un bel giorno Peppe e Corrado, che a Londra ci vivono da 16 anni e da sempre si occupano di ristorazione/nightlife, lanciano un appello su Facebook alle madri di expat: venite qui a cucinare, le invitano. E loro rispondono a frotte. Così parte il ristorante, dove le mammas, raggruppate per regione, presidiano la cucina a rotazione, dandosi il cambio ogni due-tre mesi. Le siciliane sono state le prime, e si sono divertite così tanto che non volevano andarsene più: Anna e sua figlia Sara, che è giovane ma ha già una bimba e quindi ha le carte in regola per far parte del team, sono ormai resident. Ora sono arrivate le emiliane/romagnole ed è tutto un raviolo, gnocco fritto e tagliatelle. Le prossime, si vocifera, potrebbero essere le campane, ma chissà, la vita a volte è imprevedibile. Intanto le signore, che quando non girano tra i tavoli a offrire assaggi se ne stanno in vetrina a tirar la sfoglia sotto gli occhi dei passanti, sono tutte felici ed entusiaste: «È una bella opportunità per stare vicino ai nostri ragazzi senza esser loro di peso», spiega Anna. «Una seconda giovinezza». Certo, un po’ di ansia da prestazione a volte c’è – «A casa sfamiamo anche venti persone alla volta, qui sono un centinaio» – ma dura poco, pochissimo. Sepolta sotto una montagna di ragù e annegata in un buon vino. E pazienza per la dieta, anche oggi la cominceremo domani.
La mia mamma è a Londra, 257 King’s Road, Chelsea SW3 5EL