Finito il tour delle tribù della Valle dell’Omo, pensiamo che il sud abbia esaurito le risorse. In realtà non è così e, nei due giorni che ci restano, assaggiamo un’Etiopia diversa ma altrettanto interessante. In questo Demiss si rivela prezioso. Per arrivare ad Arba Minch – dove ci installa in uno degli hotel del podista Haile Gebrselassié con vista sulla foresta, sui laghi Chamo e Abaya e sul Ponte di Dio, il monte che li separa – si inerpica sulle montagne per una strada alternativa, meno battuta dai turisti perché più lunga: tortuosa e scenografica, vuota di auto ma piena di gente che torna a piedi dal mercato, è un ottimo antidoto alla noia da lungo viaggio. Ma il meglio lo dà ad Auasa, dove ci porta al Meskel, il “ritrovamento della vera croce” che la Chiesa etiope, cristiana ortodossa, celebra il 27 settembre. Pochi giorni fa assistevamo a riti semi-pagani d’iniziazione, ora ci troviamo nel mezzo di una folla vestita a festa – le donne e le bambine tutte in bianco, con lunghi scialli a coprir loro la testa – in preghiera attorno a un’enorme pira che presto verrà accesa. Presto si fa per dire: prima ci sono canti, danze, discorsi di cui non capiamo una parola. Il nostro status di turisti ci guadagna la prima fila: siamo gli unici insieme a una famiglia egiziana, Demiss ci spinge oltre il cordone di sicurezza e nessuno ci ricaccia indietro. L’ingegnere viene pure intervistato dalla Tv locale e augura a tutti felice Meskel. Il giorno dopo, mentre il Paese è ancora in festa, ce ne andiamo ai laghi: il Langano, brutto ma buono (è marroncino ma non contaminato dalla bilharziosi, quindi uno dei pochi balneabili); l’Abiata e lo Sciala, nel cui parco nazionale convivono struzzi, gazzelle, facoceri, uccelli assortiti e oromo (il gruppo etnico etiope più numeroso) abusivi, che nell’area protetta hanno costruito villaggi e messo i campi a coltura, e alle sorgenti termali vanno a lavare i panni e a bollire uova, patate e pannocchie.
Le giornate finiscono presto. Lo stato d’emergenza per i disordini dei mesi scorsi impone il coprifuoco, le strade si svuotano, noi andiamo a dormire. Domani si vola verso nord: prossima fermata la Dancalia, il luogo più inospitale del Pianeta.