È una verità universalmente riconosciuta che chiunque vada in Giordania debba passare da Petra, la “città rosa” scavata dai nabatei nella roccia del deserto tre secoli circa prima di Cristo. Ed è cosa buona e giusta farlo, dato che il sito archeologico è di quelli che ti lasciano davvero senza parole. Non ne spenderemo dunque molte in questo racconto, tanto più che a Petra ci siamo stati nel corso di un viaggio precedente e ora, diretti ad Aqaba con un volo scandalosamente low cost, decidiamo di non tornarci ma di andare a nord, verso il Mar Morto, per galleggiare nelle sue acque salate, visitare Madaba e i suoi mosaici e poco altro, ché a dirla tutta non è che ci sia granché da queste parti, solo larghi tocchi di deserto, curve infinite e le bish (le spiagge, come le chiamano i giordani storpiando l’inglese beach) ingombre di monnezza.
Assai meglio è il Wadi Rum, la più vasta vallata di sabbia e roccia del Paese, dove passiamo due giorni a camminare, inerpicarci sulle formazioni granitiche modellate dal vento e rischiare la vita mentre la nostra guida, un ragazzino beduino di rara permalosità, fa le flessioni a testa in giù per dimostrare alla nostra amica Natalia la virilità che lei ha incautamente messo in dubbio. L’esperienza è intensa. Mentre gli altri turisti ci sfrecciano accanto sobbalzando sulle 4×4, noi – duri e puri, con qualche cedimento – avanziamo sotto il sole, saliamo, scendiamo, affrontiamo pareti che sembrano lisce come il sedere di un bebè. A sera ci abbattiamo sfiniti sui grandi cuscini dell’accampamento beduino, che in realtà è un resort travestito da bivacco, con docce calde, letti morbidi e tanti, troppi turisti; ci facciamo venire il diabete trangugiando litri di tè iperzuccherato, mangiamo zarb squisito, la specialità di carne e verdura cotta sotto terra, andiamo a letto alle nove per poi svegliarci alle tre a vedere le stelle, e poi di nuovo alle cinque a salutare l’alba. Ce ne andiamo con la sabbia rossa nel cuore e nelle scarpe, i paesaggi cesellati impressi nella memoria, duecento foto di cammelli a intasare il cellulare. Prima di tornare alla dura realtà – i cinque gradi umidi di Milano contro i 30 secchi di Aqaba – passiamo in spiaggia a fare le nostre abluzioni nel Mar Rosso. Ma poi tutto finisce, e l’unico modo per non soccombere è pensare al prossimo viaggio.
CONSIGLI PRATICI In spiaggia sul Mar Morto I resort sulla costa del Mar Morto offrono, compreso nel prezzo, l’accesso diretto alla spiaggia. Chi soggiorna altrove ha due possibilità: pagare un biglietto d’ingresso ai suddetti resort, salato come l’acqua del Mar Morto stesso, oppure – opzione di cui le guide non parlano e spesso neanche i blog – andare alla bish come i giordani, spendendo una cifra ben più modesta (5-7 euro trattabili). Certo, le bish non sono lussuose, ma vanno benissimo se volete fare un bagno veloce e due foto mentre galleggiate come in assenza di gravità. Ce ne sono tante una dopo l’altra, gestite da gente del posto che, se siete fortunati come noi, vi porterà bottiglie d’acqua e fanghi di bellezza. Ci sono anche le docce a disposizione. Unico vero neo i rifiuti. |