Füssen e bassa Baviera- Tra castelli e castellani
Dimenticate il cartone Disney, la vera storia di Ludwig II di Baviera è una telenovela fatta di castelli da favola, intrighi amorosi, misteriosi decessi e turismo post-mortem lucrativo!
Dimenticate il cartone Disney, la vera storia di Ludwig II di Baviera è una telenovela fatta di castelli da favola, intrighi amorosi, misteriosi decessi e turismo post-mortem lucrativo!
Disney, fatti più in là. Anche se il castello di Neuschwanstein a Füssen, in Baviera, è famoso per aver ispirato quello de La bella addormentata nel bosco, la storia del suo castellano, re Ludwig II, è mille volte più avvincente di qualsiasi cartone animato. La scopriamo – anzi la scopro, perché l’ingegnere, insospettabile fan della Romantische Strasse, la conosce da tempo – in un weekend d’inverno, durante una di quelle fughe da Milano così necessarie alla nostra sanità mentale. E quindi eccola qua, un po’ favola, un po’ Signora in giallo.
Correva l’anno 1864: sul trono di Baviera saliva un nuovo re. Ludwig II aveva 18 anni, era bello e colto, amava le arti e la musica di Richard Wagner, del quale divenne mecenate. Fidanzato con la cugina Sofia, la piantò prima del matrimonio, più attratto da stallieri, attori e cortigiani che dalle sue grazie di donzella. Non si sposò mai. In compenso dilapidò una fortuna per costruire castelli in giro per il regno, anacronistici, medievaleggianti, romanticissimi: quello di Neuschwanstein, progettato dallo scenografo Christian Jank, lo guardò venir su con il telescopio, dalla finestra della sua camera a Hohenschwangau, il maniero di famiglia. Sognava di viverci come il Re Sole a Versailles, monarca assoluto fuori tempo massimo, ma andò ben diversamente. Scocciati dalle sue spese folli, i ministri bavaresi lo sottoposero a perizia psichiatrica e, a giugno 1886, lo deposero dopo averlo proclamato pazzo. Mentre lo zio diventava reggente, Ludwig veniva arrestato e trasferito al castello di Berg, che per l’occasione venne trasformato in manicomio, con tanto di sbarre alle finestre e grossi lucchetti alle porte. Tuttavia il confino durò poco: qualche giorno dopo il suo arrivo, il re e il suo medico, il dottor Gudden, vennero ritrovati morti nelle acque basse del lago Starnberg. Annegati, fu la versione ufficiale: peccato che entrambi fossero ottimi nuotatori e i loro corpi galleggiassero a pochi metri dalla riva. Si decise dunque che il monarca si era suicidato dopo aver ucciso l’altro, che aveva provato a fermarlo e non ci era riuscito. Caso chiuso? Sì, ma anche no. Perché Jakob Lidl, il pescatore che aveva trovato i corpi, raccontava tutta un’altra storia: non a voce, ché gli era stato intimato di non proferir parola sull’argomento, ma per iscritto, in un diario che guarda caso andò poi distrutto. Secondo la sua versione, Ludwig, che tanto pazzo non era, voleva fuggire e l’aveva assoldato per portarlo via in barca, ma non aveva fatto in tempo a salire a bordo che qualcuno gli aveva sparato alla schiena, mettendo fine a tutti i suoi sogni di gloria e libertà.
Povero, povero Ludwig! Tanto più che i bavaresi, così critici nei suoi confronti, oggi fanno soldi a palate grazie ai suoi castelli stravaganti, che attirano turisti da tutto il mondo.
Questo è quanto. Tutto il resto impallidisce al confronto: le terme di Füssen dove rimaniamo per ore, i quintali di brezel che mangiamo, i litri di birra, persino l’Highline179 a Reutte (Austria), il secondo ponte sospeso pedonale più lungo al mondo (il più lungo è vicino a Sochi in Russia), dove passeggiamo traballando per 403 metri a 110 metri d’altezza, o il Liechtenstein, dove sconfiniamo per il gusto di esserci stati. Mentre sfrecciamo via in direzione di casa, ci ricordiamo di aver letto da qualche parte che esiste un allevamento di lama con i quali si può andare a fare trekking sulle montagne al confine con l’Austria. Ecco, ci toccherà tornare anche qui.