Oman/2 – Comunque wadi sarà un successo
L’Oman sorprende con i suoi wadi, dove tra arrampicate e bagni in grotte o laghetti, scopriamo paesaggi mozzafiato e tradizioni locali, sfidando la natura e l’avventura.
L’Oman sorprende con i suoi wadi, dove tra arrampicate e bagni in grotte o laghetti, scopriamo paesaggi mozzafiato e tradizioni locali, sfidando la natura e l’avventura.
L’Oman è terra di wadi, letti di fiumi asciutti ma non troppo, dove omaniti e turisti si divertono come al luna park. Nei wadi si cammina su sassi, ci si arrampica, si scivola sulle pietre limacciose, si guadano pozze, si viene assaliti dalle capre fameliche che ti strappano i panini dalle mani. Alcuni si percorrono in auto come il wadi Ghul, il Gran Canyon d’Arabia ai piedi del monte Jebel Shams, e pazienza se si affonda in una pozzanghera e si rischia di rimanere lì nella ghiaia per sempre; altri si affrontano con trekking di un paio d’ore, mai troppo complicati anche se la grafomane tende a perdere l’equilibrio e a infradiciarsi ogni tre passi. Così esploriamo la Snake Gorge, la Gola del Serpente punteggiata di rivoli d’acqua che sfociano in pittoreschi e minuscoli laghetti, dove facciamo il bagno sfidando la frescura; il wadi Shab, di gran lunga il nostro preferito, dove Ponie tenta di baciare ogni ranocchio nella speranza che si trasformi in un barista coi dread e dove, al termine di una nuotata in acque basse, ci ritroviamo in una grotta pazzesca con tanto di cascata, un angolo segreto che segreto non è più, vista la quantità di turisti che lo bazzicano, ma va bene lo stesso; infine il wadi Bani Khalid, che sta alle famiglie omanite come l’Idroscalo ai milanesi, tanto che agli occidentali è richiesto di indossare maglietta e pantaloncini sopra il costume nel rispetto delle tradizioni locali. Né i wadi sono gli unici luoghi d’acqua: altra ne troviamo, salata, al Sinkhole Park, piscina naturale anche detta Casa del demonio, anche se di demoniaco non ha proprio niente. Assai più diaboliche sono le indicazioni vaghe della guida, che consiglia una spiaggia particolarmente adatta al campeggio libero nei pressi della cittadina di Tiwi. Quella dove ci fermiamo noi è sì graziosa, ma il terreno è così duro che è impossibile piantare un picchetto, tanto più che il sole è tramontato e ci tocca lavorare a lume delle torce. Dunque dormiamo in tende sbilenche mosse dal vento, cullati dal rumore delle onde che si infrangono a riva, e solo all’alba apprezziamo appieno lo splendore decadente del nostro accampamento sgangherato. Un cinque stelle sarebbe stato più comodo, una doccia gradita, ma vuoi mettere con l’illusione di essere liberi e selvaggi, almeno per una notte?