Oman/3 – Sabbie: tra spiagge e deserti
In Oman non solo tartarughe a Raz Al Jinz, ma anche evasioni nel deserto delle Sharqiya Sands e costruzione di dhow a Sur. Un viaggio tra delusione e scoperte emozionanti.
In Oman non solo tartarughe a Raz Al Jinz, ma anche evasioni nel deserto delle Sharqiya Sands e costruzione di dhow a Sur. Un viaggio tra delusione e scoperte emozionanti.
Tra i must di cui tutti parlano a proposito dell’Oman c’è l’osservazione delle tartarughe, che ogni anno arrivano a migliaia sulle spiagge di Raz Al Jinz, nel punto più orientale della penisola arabica, per deporre le uova. Tutte le guide consigliano di partecipare a un ecotour per assistere a questo momento o alla schiusa, chi l’ha fatto giura che si tratta di un’esperienza indimenticabile e commovente. Febbraio però è bassa stagione, uno dei periodi di magra dove di tartarughe se ne incontrano veramente poche: ma noi passiamo di lì e decidiamo di provarci lo stesso, che non si sa mai. Ci rivolgiamo quindi alla Turtle Reserve, fiduciosi che, in quando riserva naturale, sia l’organizzazione più adatta, discreta e rispettosa, meglio dei tanti pescatori del posto che, ci dicono, a volte si infilano i cuccioli in tasca e li tirano fuori al momento giusto per stupire i clienti. Illusi! La nostra attesa è lunga, il gruppo troppo folto, la povera bestia, l’unica che si palesa quella sera, accerchiata. La guardiamo nel buco che ha scavato pazientemente e quasi ci sembra finta: a malapena muove una zampina sotto il carapace e alla fine i soli sentimenti che proviamo sono la pena per lei e il rimorso per aver violato la sua privacy. Vorremmo lasciarla sola a godersi il momento ma è troppo tardi, siamo lì con altre decine di scemi e ci meriteremmo tutti di mettere al mondo i nostri figli con venti tartarughe in sala parto che fanno “ooohhh” e scattano foto (ma senza flash).
Tartarughe bocciate, dunque, Turtle Reserve ancora di più. Per fortuna c’è ben altro nei dintorni, che ci ripaga della delusione, e non parlo del kebabbaro indiano dove ceniamo all’1 di notte brindando al compleanno della grafomane. I cantieri navali di Sur, piuttosto, dove si costruiscono i dhow di legno, le tradizionali barche a vela arabe, la spiaggia di Ras Al Hadd tutta rosa di minuscole conchiglie, il tramonto con una delle poche birre che riusciamo a procurarci in dieci giorni, il mercato delle donne a Ibra, dove si vendono stole e tessuti di ogni colore e i fruttivendoli gentili ci regalano le angurie. E ancora, i saliscendi maestosi delle Sharqiya Sands, il deserto modellato dal vento patria dei beduini, dove la sabbia ti entra ovunque e il sole scende veloce mentre noi rotoliamo come nella neve. Spavaldi sulla nostra Kia Sport 4×4, cavalchiamo le dune finché non ci insabbiamo miseramente. Mentre la luce si spegne rapida, torniamo a piedi al camp dove pernottiamo, ringraziando il cielo di non essere troppo lontani: anche questa volta sopravviveremo. Ci penseranno i soccorsi a disincagliare l’auto da dove l’abbiamo lasciata. E così il giorno finisce in gloria…