A portarci in Val Imagna, una delle valli sopra Bergamo, è la disperazione ferragostana e poco altro. Dopo un barbecue a casa di amici – 40 gradi all’ombra del tendone sul terrazzo, un vento di Satana che si alza dalla brace e i vicini che nelle casse pompano neomelodico napoletano – decidiamo che ovunque andremo sarà un successo. E, incredibilmente, lo è. Arriviamo a Fuipiano, un paesino di 200 abitanti e poche case, all’ora di cena: ci guardiamo attorno e constatiamo che, a parte una chiesa graziosa e il Resegnone sullo sfondo, non c’è molto altro da vedere. Però fa fresco e dormire con la finestra socchiusa e la copertina è meraviglioso, una soddisfazione che manco all’Hilton. Chissenefrega se la mattina dopo piove. Mentre ce ne stiamo seduti sotto il portico dell’hotel ad aspettare che passi, osserviamo la fauna locale ed è meglio di Netflix.
Non l’avevamo notato, ma qui si conoscono tutti. Ai tavolini del bar ci sono coppie attempate, amiche che giocano a carte, nonni con i nipoti. Noi siamo quasi un elemento di disturbo, non sanno dove metterci a fare colazione, ci guardano come fossimo lì per sbaglio. Intanto qualcuno arriva trascinando un trolley pesante, segno che si installerà per una, due settimane almeno: entra e saluta, lo aspettavano, come stai, quanto tempo. Gli unici giovani sono i ragazzi in reception, due, tre, quattro: sembrano in prestito, sono imbranati ma simpatici, ci mettono mezz’ora a farci il conto e scordano pure di ridarci le carte d’identità, ma ci scommettiamo che i clienti li hanno visti crescere, li conoscono da quando erano alti così. Forse l’ingegnere non coglie la poesia del tutto, ma la grafomane rimane inchiodata alla sedia, li guarda e pensa che sarebbe bellissimo rimanere qua un mese e scrivere la storia di queste persone, o anche solo inventarla. E chissà che un giorno non lo faccia davvero.
A un certo punto tocca andarsene. Passeggiamo fino al minuscolo borgo di Arnosto, con le sue casette dai tetti a piode, in pietra, facciamo chiacchiere da bar davanti a un tagliere di salumi, concludiamo con un giro nei boschi al passo del Pertus, con vista sul lago di Lecco. Scorci che ci lasciano tiepidi – sarà il tempo grigio – ma pazienza. Ancora una volta ci siamo salvati dalla noia milanese, e ci siamo portati a casa una piccola storia.