Piove com’è giusto e sacrosanto che sia. Siamo in Scozia e non ci aspettiamo niente di diverso, anzi va persino meglio del previsto perché dopo una prima serata di scrosci, Edimburgo si limita a sferzarci di vento e nuvole cupe. La città è come la grafomane la ricordava da un viaggio di tanti anni fa: grigia come la pietra dei suoi edifici storici sporchi di smog, eppure pittoresca di infiniti saliscendi, strade che si affacciano su altre strade, cabine rosse del telefono e case dopo case dopo case, ognuna con il suo bovindo d’ordinanza. Restiamo giusto il tempo di un tour con una guida buffa che parla uno scozzese stretto a macchinetta, reso ancor più incomprensibile dalla mascherina anti-covid. Lo seguiamo capendo la metà di quanto dice, perdendoci i dettagli del racconto ma incamerando quelli del paesaggio. Torneremo prima di ripartire, tra due settimane, senza ripassare dal centro ma facendo tappa alla cappella di Rosslyn (quella del Codice da Vinci) e a Cramond, villaggio reso magico dai giochi delle maree.
Magia è anche quella della ruota di Falkirk, che scopriamo lungo la strada per Stirling (città sulla quale non spenderemo altre parole, eletta da entrambi luogo più inutile dell’intero viaggio): un ascensore idraulico per imbarcazioni, costruito con 1.200 tonnellate d’acciaio, che collega due canali, il Forth e Clyde e l’Union, a 35 metri di dislivello l’uno dall’altro. Un gioiello d’ingegneria, insomma, da apprezzare in quanto tale o come giostra da luna park (volendo ci si può salire ma quando arriviamo il giro è sold out). Lì vicino ci sono anche i Kelpie (spiriti del folclore celtico) dell’Helix Park, due gigantesche teste di cavallo, pure quelle in acciaio, che svettano nel piattume del paesaggio circostante: opera dell’artista Andy Scott, con i loro 30 metri d’altezza sono tra le statue equestri più grandi del mondo, nonché una notevole trashata che a noi, manco a dirlo, piace tantissimo.
Proseguiamo attraversando il regno del Fife, la regione a nord di Edimburgo che si affaccia sul Firth of Forth. L’appellativo di regno è calzante: le colline sono dolci, la strada corre tra i campi da una parte, il mare dall’altra. Sembra di stare in una favola. Approdiamo nei villaggi di pescatori di East Neuk: il minuscolo Crail, il vivace Anstruther e infine Elie, dove una specie di via ferrata a picco sul mare regala scorci pazzeschi. Mentre ci arrampichiamo sulle rocce aggrappati a robusti catenoni di ferro, le nuvole si diradano e spunta anche il sole a ripagarci della fatica. Dopo due giorni, la Scozia ci ha già conquistato.