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Vilnius, Kaunas e l’inverno lituano
Federica CapozziMarch 2, 2023
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Destinazioni, Europa

Vilnius, Kaunas e l’inverno lituano

Cosa spinge una persona sana di mente a prenotare un volo per la Lituania in pieno inverno, quando le temperature scendono di molto sotto lo zero e visitare una città è disagevole, sfidante, una specie di punizione corporale che manco la crioterapia alla quale si sottopone Cristiano Ronaldo per contrastare l’invecchiamento? La risposta a questa domanda è: NON LO SO, perché evidentemente noi non siamo persone sane di mente.

Eccoci dunque a Vilnius, grafomane, ingegnere, Montone e tre amici temerari che si sono uniti a noi. Un bel gruppo di deficienti che invece che andare alle Canarie hanno pensato bene di congelarsi in uno dei centri storici barocchi più grandi e meglio conservati d’Europa, patrimonio Unesco di viette acciottolate, chiese e altre pittoresche graziosità. Loro – l’ing e gli amici – si dimostrano coriacei: trillano felici alla vista della neve, non imprecano quando raggiungiamo i -15, sorridono (ma forse è una paresi). Io, che sono oltremodo freddolosa e odio l’inverno più delle tasse, deambulo infagottata in tutti gli indumenti che ho a disposizione – leggins e maglia termica, jeans, due maglioni e una t-shirt, piumino, sciarpa, due paia di calze e due di guanti, cappello e scarponcini da trekking – borbotto e non muovo più mani e piedi. Sono certa che morirò a breve. Diventerò una statua di ghiaccio tipo Frozen, ma avrò meno successo planetario perché non sono una principessa Disney con gli occhi azzurri e il naso all’insù.

Freddo a parte, Vilnius vale la visita. Io, grafomane dal passato wannabe intellettuale, ci volevo andare da secoli, da quando frequentavo l’università e mi ero impallinata con Eimuntas Nekrosius, un mega regista lituano che aveva portato al Piccolo di Milano le sue pièce teatrali: ai tempi mi ero vista Amletas, Macbethas e altri Shakespeare assortiti, il tutto rigorosamente in lituano con sovratitoli. Quattro ore e mezza a botta, scenografie superminimal, dialoghi pressoché inesistenti, teatro kabuki: spostati. Per farla breve, Vilnius nella mia testa era un crogiolo di cultura underground, una perla scintillante incastonata nell’ex blocco sovietico. E un po’ è così, in effetti. Vilnius è davvero una perla, ma a farla scintillare è il ghiaccio che la ricopre.

Sproloqui a parte, la adoriamo. E non tanto per la città vecchia, che pure è molto carina ma non giustifica l’ibernazione. Apprezziamo di Vilnius quello che ci coglie di sorpresa. La repubblica di Užupis, per esempio: un quartiere, un tempo poverissimo e oggi hipsterissimo, che nel 1997 si è autoproclamato indipendente e ha promulgato la sua costituzione: una quarantina di articoli meravigliosi, che sanciscono diritti come quello di essere un cane o di ambire all’eternità. Gli ultimi tre sono quelli che preferisco: “Non vincere, non contrattaccare, non arrenderti”. 

E poi c’è tutto il côté sovietico, che approfondiamo durante un free walking tour alternativo (se vi capita, cercate “undiscovered” o “alternative” Vilnius: ci sono diverse compagnie di free walking tour che lo fanno). La guida è giovane, è nata dopo l’indipendenza dall’Urss del 1990, ma si è fatta raccontare cose da nonni e genitori, e ci offre aneddoti mentre ci porta nei quartieri che un tempo erano il cuore, architettonicamente brutto e bolscevico, della città. Così apprendiamo dell’hotel dove andavano gli stranieri, dove un intero piano era occupato dalle spie del regime, dell’impossibilità di procurarsi mattoni per costruire e delle banane, che erano un bene così esotico che quando hanno iniziato a venderle la gente faceva la coda per ore fuori dai mercati, e poi magari arrivava il loro turno ed erano finite, e allora giù lacrime.

Dove sorgevano i palazzoni sovietici, oggi svettano i grattacieli vetrati del nuovo distretto finanziario, un paletto di capitalismo piantato dritto dritto nell’ex cuore comunista della città. Lì accanto, poi, c’è Snipiskes, che di Vilnius è la parte più curiosa: un quartiere di case in legno, basse e fatiscenti, e vie non asfaltate, dove il tempo si è inceppato e la gente vive ancora come nei secoli scorsi, senza riscaldamento e con il gabinetto in cortile. È strano, straniante: davvero sembra di aver attraversato uno specchio ed essere planati in un’altra dimensione. La maggior parte delle case cadono a pezzi, altre sono state sistemate per metà, perché dentro ci vivono più famiglie ma non tutte hanno voluto intraprendere una ristrutturazione. Intanto nevica in orizzontale, i fiocchi mi entrano negli occhi e nelle scarpe. Amo e odio questo posto come pochi altri al mondo.

Se il tempo non facesse schifo e le strade non fossero ghiacciate, probabilmente in cinque giorni batteremmo a tappeto la Lituania intera, su fino a Klaipeda e alla penisola curlandese. Ma il tempo fa appunto schifo, dunque ci limitiamo a Trakai, con il suo castello su lago ghiacciato, e Kaunas, la seconda città del paese, dove ci dividiamo tra musei e ristoranti – la cucina lituana è sostanziosa e pensante, la specialità sono i cepelinai, o zeppelin, a base di patate, carne e formaggio, che dei dirigibili tedeschi non hanno solo il nome, ma anche la forma, il peso e direi la digeribilità – poi finire con una degustazione di vodka alle 11 del mattino. Ne usciamo provati, ma vincitori. Forse torneremo, perché no. Ma magari a giugno, eh.

La cattedrale di Vilnius, intitolata ai Santi Stanislao e Ladislao.
La torre di Gediminas a Vilnius, sulla collina omonima. Un tempo era parte di un castello, oggi scomparso. Gediminas fu granduca di Lituania nel ‘300: a lui si attribuisce la fondazione di Vilnius.
La cattedrale ortodossa di Vilnius, costruita nel 1346.
Auto vintage in un cortile di Snipiskes, il quartiere di Vilnius dove il tempo si è inceppato.
Vecchia casa di legno nel quartiere di Snipiskes, a Vilnius.
Passato e presente si incontrano nel quartiere di Snipiskes, a Vilnius, dove i grattacieli vetrati sorgono a un passo dalle strade non asfaltate.
Quota rosa nei semafori di Vilnius.
La costituzione della Repubblica di Uzupis, la Repubblica autoproclamata nel cuore di Vilnius, è affissa su pannelli e tradotta in 26 lingue.
Il muro dove è affissa la costituzione della Repubblica di Uzupis, a Vilnius.
Vista di Vilnius con esseri umani congelati.
Il Municipio di Vilnius, nella città vecchia.
Luminarie natalizie, Vilnius.
Railway Museum a Vilnius. Molto bello, peccato che si congelasse (come si evince dalla nostra mise).
Una delle celle delle prigioni del Kgb, oggi Museum of occupations and freedom fights (museo delle vittime del genocidio).
Cepelinai, o zeppelin: giganteschi gnocchi di patate a forma di dirigibile, ripieni di formaggio, carne e altre varie ed eventuali. Pesanti come poche altre cose al mondo.
Museo delle illusioni, Vilnius: un ottimo luogo dove rifugiarsi quando fuori si muore di freddo.
Murales a Vilnius.
Montone al castello di Trakai.
Il castello di Trakai.
Il lago Galvé, sulle cui sponde sorge il castello di Trakai.
Ancora il lago Galvé in tutta la sua bellezza gelata.
Il lago Galvé. Brrrr.
La nostra casetta per una notte, non lontano dal castello di Trakai. Quella sulla destra è una vasca idromassaggio con l’acqua bollente.
Interno della basilica del convento Pažaislis, il più grande complesso monastico della Lituania.
Convento Pažaislis, il più grande complesso monastico della Lituania.
Kaunas, la seconda città del Paese.
Umani temerari sfidano il gelo per una passeggiata nel centro di Kaunas.
La piazza principale di Kaunas.
Degustazione di vodka alla Stumbras di Kaunas.

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