Fare le ferie fuori stagione è una gran bella cosa, ma implica che poi uno a luglio e agosto lavori. E noi a luglio e agosto, appunto, lavoriamo (sì, anche la grafomane a volte lavora, checché se ne dica in giro). Dunque, onde evitare la morte per afa, o dilapidare una fortuna in energia elettrica per il condizionatore, partiamo. Destinazione: nord Europa, dove faremo i pet-sitter (vedi box) per quasi due mesi, spostandoci tra Svezia, Danimarca e Norvegia e inframmezzando il lavoro da remoto con qualche giorno di ferie per esplorare.
Prima tappa: Trosa, costa est della Svezia, un’oretta a sud di Stoccolma. Nata come villaggio di pescatori, Trosa oggi è una graziosa località di villeggiatura per ricchi/benestanti/agiati, gente di città che s’è fatta la barca o la seconda casa tra i boschi. Bravi bravissimi. Noi pure stiamo tra i boschi, a casa di due inglesi che in Inghilterra non ci vivono più da un pezzo. Hanno un bel cottage, due cani simpatici, pure la dépendance per gli ospiti che forse è più grande di casa nostra. Alé. Ma tornando a Trosa. La cittadina è, come detto, graziosa, affacciata sul mar Baltico e attraversata da un canale che le fa da specchio, raddoppiando tutto quello che c’è in giro: case, barche, alberi. È anche molto tranquilla. Nonostante sia rinomata, gettonata persino, sembra tutto tranne che affollata. La diremmo vuota, piuttosto: sarà che il nostro fuso biologico è quello del Mediterraneo, ma mai ‘na volta che in centro (due vie) incrociamo più di cinque persone contemporaneamente. I dintorni però sono gloriosi: boschi e boschi e laghetti, spiaggette e piccoli moli che quasi invitano a bagnarsi (sottolineo “quasi”), e peccato per le zanzare perché altrimenti sarebbe proprio da stare qui ore ad aspettare il tramonto, che in questo periodo dell’anno se la prende comoda ad arrivare.
E su Trosa, questo è quanto. Procedo ora con un elenco puntato randomico, di quelli che mi piacciono tanto, con micro-racconti (quasi degli haiku) sugli altri luoghi toccati prima e dopo lo stop a Trosa:
1 – Malmö, prima città svedese dove arriva chi arriva dalla Danimarca. A separarla da Copenhagen è un il ponte di Øresund, il ponte strallato più lungo d’Europa: bello da vedere e caro da attraversare (benvenuti al nord). Malmö non ci ruba il cuore; i falafel di Bästa Falafel sì però, e anche un po’ il Turning Torso, il grattacielo di Calatrava che si ispira al torso di un uomo nell’atto di voltarsi. È l’edificio più alto di Svezia, ben visibile da lontano – anche dall’altra sponda, quella danese. Volendo ci si può salire, ma occhio perché non è sempre aperto e bisogna prenotare.
2 – Costa sud. Bella da percorrere in auto se c’è bel tempo, un po’ meno se piove, perché come cantava Enrico Ruggeri negli Anni 80, “il mare d’inverno è solo un film in bianco e nero visto alla Tv”, e quando è luglio ci sono altri film che uno preferisce guardare. Noi ci fermiamo a Smygehuk, il punto più meridionale del Paese, e alle Pietre di Åle, monumento megalitico funerario che fa un po’ Stonehenge (ma solo un po’). Si trova su una scogliera verde verde che dà sul mare blu blu, dove il vento vento ti spazza via via.
3 – Il lago di Hjälten. È uno dei centomila laghi svedesi (cifra non iperbolica: sono davvero così tanti, circa), non il più grande, non il più piccolo, probabilmente neanche il più bello, ma a noi piace tanto, tantissimo. Ci fermiamo lì vicino per un paio di giorni, in una casetta con bbq e sauna, l’ing corre nei boschi e si sente già ironman, facciamo il bagno nelle acque placide e nemmeno moriamo di freddo, gironzoliamo per le cittadine vicine e le troviamo a sorpresa più interessanti del previsto, persino vivaci all’ora della birretta pre-cena. Quando è ora di ripartire da questo luogo tanto anonimo quanto indimenticabile, lo facciamo davvero a malincuore.
4 – Highlight un po’ così/1: il museo dell’Ikea, ad Älmhult, allestito in quello che fu il primo negozio Ikea di sempre, aperto dal fondatore Ingvar Kamprad nel 1958. Pensavamo fosse una c****a pazzesca, invece abbiamo trovato molto interessante (illuminante, direi) conoscere la storia del colosso svedese per eccellenza. E poi vabeh, quei portachiavi a forma di brugola che vendono allo shop sono geniali.
5 – Highlight un po’ così/2: la Torre dell’acqua di Teleborg, nota anche come “tempio dell’eco”. Praticamente un gigantesco sintetizzatore. Giuro, l’effetto che si crea sotto quel cupolone di cemento è fuori dal mondo, roba da far impallidire l’acustica del teatro di Epidauro. Se appena appena vi affascina il magico mondo dei suoni, questo posto merita la deviazione.
6 – Highlight un po’ così/3: il cimitero delle auto di Kyrkö, non lontano dalla cittadina di Ryd. L’ultima dimora di un’impressionante quantità di veicoli – vecchie Volvo, Saab e pulmini assortiti – è un bosco che attorno ai rottami ha continuato a crescere, creando una specie di Ankor Wat della rottamazione. Affascinantissimo, stupendo, una vera urban jungle: noi ci arriviamo sotto il diluvio, e forse anche questo contribuisce all’effetto scenico.
7 – Infine, vi cito pure il museo delle cravatte, a Ramnaklev, in piena campagna: due capanni stipati (ordinatissimamente) di cravatte di ogni tipo e fattura, collezionate dal signor Börje Gustafsson. Che evidentemente non sapeva cosa fare per passare il tempo, da queste parti.
Dalla Svezia, passo e chiudo. A presto per un giro in Danimarca!
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