Da Bangkok a Sydney, da Sydney a Santiago in meno di una settimana: siamo calzini in lavatrice, centrifugati a 1600 giri. Frullati dal fuso – per magia partiamo all’1 del pomeriggio e atterriamo il giorno stesso, due ore prima – viviamo le prime ore cilene in uno strano mix di eccitazione e coma vigile, senza più sapere da che lato guardare per attraversare la strada e in che lingua ordinare una birra. Alla capitale non dedichiamo che un pomeriggio e una notte di sonno: il mattino dopo già voliamo di nuovo, con destinazione il sud australe, capovolto, della Patagonia tanto attesa e immaginata.
Punta Arenas, capoluogo della regione di Magallanes (da Magellano, che qui scoprì lo stretto che porta il suo nome e per primo circumnavigò il globo), ci accoglie con 20 gradi di meno, cielo grigio e casette basse e colorate. Per un attimo ci chiediamo se non siamo forse atterrati per sbaglio in Islanda, in Norvegia o giù di lì, poi leggiamo la scritta empanadas fuori da un bar e ci rassicuriamo. La cittadina è graziosa, sonnolenta nel weekend. Le strade sono semideserte, eccezione fatta per un gruppo di asiatici che scatta foto all’alzabandiera in Plaza des Armes. Una manciata di turisti si aggira tra le tombe del cimitero, scoprendo dalle lapidi le origini multiculturali della comunità magallanica. La fila più lunga è al porto, all’imbarco per l’isola Magdalena, dove vivono 58mila coppie di pinguini e arriva un solo traghetto al giorno, per un’ora soltanto. I pennuti zompettano goffi, bassi come pigmei perché della specie mignon (per vedere quelli reali, più grandi, bisogna andare altrove), mentre i visitatori li inseguono con teleobiettivi da paparazzo e vengono ricacciati indietro dalle guide al grido di “Non stressate i pinguini” (notoriamente animali sull’orlo di una crisi di nervi).
Il meglio, in verità, ci aspetta a casa. Grazie al buon vecchio couchsurfing (la pratica, da taluni ritenuta infernale e invece a noi tanto gradita, di accogliere i viaggiatori sotto il proprio tetto in nome dello scambio culturale) siamo ospiti di Maritza e Giorgio, adorabile coppia con prole che ci offre litri di tè, vino rosso e il letto della primogenita cinquenne. La quale, senza saperlo, a un certo punto ci pone la Domanda delle Domande. “Milenka chiede perché volete viaggiare in giro per il mondo”, traduce Maritza dal bambinese (perché Milenka è timida e non ci rivolge direttamente la parola). “Perché al mondo ci sono tante cose da vedere, tante persone da incontrare”, le rispondiamo, rinfrescando a noi stessi la memoria. Smettendo per un attimo di darlo per scontato, ricordandoci che non a tutti interessa scoprire cosa c’è oltre il giardino di casa. Ringraziando per questa curiosità che abbiamo ricevuto in dono, e per il dono di poterla, almeno in parte, saziare. (Chissà, Milenka, se quando preparerai lo zaino per il tuo primo viaggio ti verranno in mente quei due che parlavano strano e per due giorni hanno dormito sotto il tuo piumone della Bella Addormentata. Confesso che un po’ mi piacerebbe).