Narra la leggenda che quando approdò in Italia dalla Nuova Zelanda, l’avo dell’attuale Montone fosse Uno dei Tanti. Non un peluche speciale, dunque, ma soltanto un semplice, seppur graziosissimo, souvenir di viaggio, piccolo trofeo nella collezione di un ingegnere con la vocazione all’accumulo.

A lungo rimase negletto, relegato a decorazione sul lunotto posteriore di un’auto. Finché un giorno qualcosa cambiò. Tutto cambiò, per la verità, ma non credo che all’ingegnere interessi scendere nei dettagli. Fu così che il nostro ovino, fatto breccia nel cuore di donna Lisa da Nocera Inferiore, divenne il re della festa e assunse il titolo di Montone I.
Dal retro dell’auto alla movida milanese il passo fu breve. Dove andavano l’ing e la sua amica, sua maestà seguiva. Finii in gloria i suoi giorni, risucchiato in un buco nero durante una serata al Black Hole, nota discoteca dove, si dice, il suo spirito talvolta viene ancora visto aggirarsi tra le bottiglie di rum.
Ma la dinastia era ormai fondata. Dalla terra natia arrivarono Montone II detto il Breve, che al trono preferì una caffetteria lionese dove si lasciò abbandonare durante il primo viaggio ufficiale, e Montone III l’Esploratore, sovrano dal 2011 a oggi e intenzionato a regnare a lungo nonostante le pressioni di due giovani eredi al trono.
Vigoroso, trasformista, capace di sparire in valigia o mettersi in posa davanti al più bello dei paesaggi, il regale ovino, per tutti semplicemente “Montone”, ha mostrato fin da subito i sintomi della sindrome di wanderlust. Benedetta sindrome, che l’ha portato a viaggiare senza requie in lungo in largo, mai sazio, sempre pronto a ripartire nonostante la gioia del ritorno. Su e giù per lo stivale, qua e là per l’Europa, in lungo in largo per il Medio Oriente, ha preso più voli lui di un gregge di hostess. Era con noi (l’ingegnere e la grafomane, arrivata nel frattempo) a salutare l’alba turca da una mongolfiera, con noi a guadare fiumi islandesi a bordo di un Jimmy senza targa, ad attraversare la Florida sul sedile di una Camaro gialla scappottata. Insieme abbiamo avvistato le balene al largo della più inaccessibile isola delle Azzorre, dormito in un moshav, ci siamo ubriacati dei neon di Shinjuku e dei profumi di Persia.
Montone non è ancora stanco. Noi nemmeno.
Petra (Giordania). Montone Jones e l’ultima crociata davanti al Tessssssoro Kyoto (Giappone). Montone tra i torii del santuario Fushimi Inari Taisha. Istanbul (Turchia). Aya Sofia. Verona. Qualcuno ha ordinato uno spritz? Cappadocia (Turchia). Montone rapito dagli alieni Luxor (Egitto). Nella tomba di Ramses non si scattano foto, ma per Montone le mummie hanno fatto un’eccezione Gerusalemme (Israele). Il Muro del pianto e il Monte del Tempio: a Montone vengono ancora i peli ritti per l’emozione ogni volta che pensa a questi luoghi. Madrid. Pronti al salto nell’iperspazio? Monza. Montone al concerto dei Linkin Park Medain Saleh (Arabia Saudita). Siamo proprio sicuri che questo Paese non abbia niente da offrire ai turisti? La Petra saudita sembrerebbe dimostrare il contrario. La Digue (Seychelles). Ah, Anse Source d’Argent, che meraviglia! Ci si arriva pedalando, come nel resto dell’isola. E non ce ne si vorrebbe mai andare via. Winewood (Usa). Montone alla scoperta del distretto più artistico di Miami. Yo!
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