Dopo Marta a Chivay e Gabriella a Lima, ci mancava la terza componente del gruppo, partita come le altre due dall’Italia fa per prestare servizio civile in Sud America. Valentina, che le amiche non le vede da un pezzo, da quando ognuna è andata per la sua strada, la troviamo a Valledupar, cittadina del nord della Colombia che presto ribattezziamo Valle-du’-pall perché, al di fuori dal festival musicale del vallenato (finito due giorni prima del nostro arrivo) non c’è un accidenti da fare.
Vaghiamo dunque in cerca di ombra e aria condizionata per mezza giornata, ci beviamo una birra in piazza molestati dai soliti venditori di collanine e alle 8 ci presentiamo puntuali a casa sua con un carico di birre tiepide. La troviamo intenta a preparare i cannelloni, sciolta di caldo davanti al forno acceso. Capiamo subito che è una donna vòlta al sacrificio.
E in effetti sono quattro anni che Valentina gira tra Colombia, Perù ed Equador inseguendo progetti sociali. Ora lavora per l’Onu, al processo di pace tra Farc (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) e Governo. “Il periodo più duro, ma anche più interessante, è stato nella giungla, dove il nostro compito era controllare che le Farc consegnassero le armi”, racconta. “Facevamo i turni davanti al deposito, pregando che nessuno ci ammazzasse”. Lo dice ridendo anche se c’è poco da ridere, piuttosto da stupirsi che a neanche trent’anni una milanese abbia la voglia e il coraggio di rinunciare all’ape sui Navigli per rischiare la vita in nome di una buona causa. Ma nel frattempo la serata ha preso il via e il discorso serio quasi stona tra chiacchiere di tutt’altro tipo.
A cena ci sono anche Francesca, Elena e Fausta, amiche di Valentina venute a trovarla per qualche giorno. Appena tornate da un tour della Guajira, distraggono la grafomane mostrandole tutte le borse che hanno comprato e tessendo le lodi di John-John, autista e guida dalle spalle possenti. Finisce che, invece che parlare dei processi di pace, facciamo gossip sullo chauffeur, le sue due moglie e plurimi figli. E poi, non paghi, ci mettiamo a disquisire della Vecchia (aka la regina Elisabetta) e dei suoi corgie, giusto perché tra pochissimo la grafomane torna al lavoro e quindi deve rientrare nella parte.
In breve, la nostra intervista è un fiasco completo, l’ingegnere, nel delirio del cannellone, si dimentica pure di scattare due foto in croce. In compenso ci divertiamo moltissimo, e ce ne andiamo pienamente ripagati della visita all’inutile Valle-du’-pall.