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Etiopia/5 – Dancalia
Federica CapozziOctober 24, 2019
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Africa, Destinazioni

Etiopia/5 – Dancalia

Dopo otto giorni nel sud del Paese, arrivare a Mekele, capoluogo della regione del Tigrai, è come cambiare nazione. Ci sono le auto! Tante auto! E palazzi in costruzione, negozi di telefonini, bar e ristoranti dove quelli peggio vestiti siamo noi. La città è in piena espansione e si vede. Ci godiamo la libertà di girare in autonomia, di camminare per strada come piace a noi, senza guida e senza meta. Qui comincia la seconda parte del nostro viaggio, la più attesa: prelevati da un nuovo autista, partiamo per la depressione della Dancalia, il luogo più inospitale del Pianeta, terra di vulcani attivi, laghi salati e sorgenti acide, dove le temperature sfiorano i 50°C e solo gli Afar, popolazione nomade di religione musulmana, hanno il coraggio di vivere. Un posto unico al mondo, con paesaggi alieni impossibili da dimenticare. E pazienza se i cinesi stanno costruendo una strada asfaltata che rende la traversata molto più facile di un tempo: appena la si lascia si torna a rimbalzare sugli sterrati di pietre e lava, a toccare villaggi che sembrano avamposti, dove i bambini arrivano all’arrembaggio a mostrarci l’ultimo prigioniero, uno scarafaggio gigante.
Quattro giorni passano come in preda alla febbre, quel che vediamo non può essere vero, dev’essere frutto delle allucinazioni.
È buio e ce ne stiamo sul cratere di un vulcano: sotto di noi l’Erta Ale sbuffa, gorgoglia e ribolle, a tratti scoppietta, dai pochi buchi nella crosta lavica che gli tappa la bocca rutta fuoco e fiamme. Il rumore è quello del mare in tempesta: chiudiamo gli occhi e aspettiamo di sentirne l’odore, ma invece dello iodio arriva solo lo zolfo. Più tardi, sdraiati all’aperto con un caldo d’inferno, in balia della natura come forse non c’era mai capitato prima, ne vedremo ancora i bagliori arrossare una parte di cielo, quella davanti a noi, mentre sopra le nostre teste brillano stelle giganti e alle nostre spalle esplodono lampi senza voce.
È l’alba e camminiamo sul pianeta Dallol, il punto più basso dell’Etiopia se questa fosse ancora l’Etiopia. Invece no, è un altro mondo, un’altra galassia. Rocce rosse, cumuli di sale, incrostazioni giallo fluo e pozze verdi come il veleno: i colori, dati da ferro, zolfo e altri minerali, sono psichedelici e irreali, davanti ai nostri occhi tutto ribolle di acido solforico neanche fosse una pentola sui fornelli. È il parco giochi più pericoloso di sempre, un Paese delle Meraviglie dove mettere un piede in fallo significa sciogliersi come neve al sole, ma con dolore.
Al tramonto balliamo tra i riflessi del lago Asale, che del lago ha quasi solo il nome, quasi non più l’acqua: ne resta uno strato sottile sul fondo di sale, quanto basta a trasformarlo in uno specchio immenso dove si riflettono le luci del giorno che muore. Visto l’andazzo surreale, non ci stupiremmo di essere stati teletrasportati al Salar de Uyuni, in Bolivia.
E poi è di nuovo giorno, e ci sono pozze dove si galleggia come nello Spazio, sorgenti termali in mezzo al nulla, laghetti untuosi di potassio, uomini che estraggono il sale dalla terra, che lo tagliano a panetti e lo caricano sui dromedari per portarlo in città, un giorno di lavoro e dieci di viaggio, avanti e indietro, andata e ritorno, così da sempre, per sempre.
Quando tutto finisce e si torna a Mekele, solo un dubbio resta: avremo mica sognato tutto?

CONSIGLI PRATICI
Visitare la Dancalia
Non fatevi spaventare da chi scrive che è un luogo inospitale ed estremo. Sì, fa caldo: noi l’abbiamo sofferto soprattutto di notte. Di giorno si passa molto tempo in auto con l’aria condizionata e non si cammina mai sotto il sole: al vulcano si sale dopo il tramonto, a Dallol si arriva prestissimo la mattina. Le agenzie che organizzano tour sono numerose, i prezzi più o meno allineati: sui 500 euro per quattro giorni e tre notti (la formula che abbiamo scelto noi), poco meno se si taglia un giorno. Noi ci siamo affidati a MagmaFlow e ci siamo trovati bene: a differenza degli altri, che si muovevano in branco, noi eravamo un gruppo piccolo, agile e scattante, con una donna come guida (Fanny, l’unica, a quanto pare, di tutta la Dancalia), un ottimo chef e due guidatori che facevano scassare dal ridere. Importante: le carovane di sale si fermano durante la stagione delle piogge. Per incontrarle andate da ottobre in poi.
Esplosioni al vulcano Erta-ale (la Montagna fumosa)
Mekele è in piena espansione, i palazzi spuntano come funghi. Le impalcature però sono molto artigianali, e non si vedono gru.
Musica e danze tradizionali in un ristorante di Mekele.
Montone sta per tuffarsi nella cena: tibs (carne), salsa piccantissima a base di berberè e rotoli di injera, il pane spugnoso e acido che ci ha tormentato per due settimane.
Dromedario solitario passeggia sulla lava solidificata non lontano dal vulcano Erta Ale.
Villaggio afar nel mezzo della depressione della Dancalia. Chi vorrebbe vivere qui?
Bambina di etnia afar cammina su un mare di lava solidificata: è l’unica macchia di colore nel deserto nero.
Incredibilmente, anche la Dancalia ha i suoi villaggi: questo è l’ultimo che incontriamo prima del vulcano Erta Ale.
Bambini afar ci mostrano attraverso il finestrino dell’auto il loro prigioniero: un gigantesco scarafaggio.
Controlli al posto di blocco: in Dancalia sono frequenti.
Alle pendici del vulcano Erta Ale, il campo dove passiamo la notte: un luogo surreale e selvaggio. In lontananza, il temporale.
Noi con maschere anti gas, necessarie per sopportare le esalazioni del vulcano Erta Ale.
Vulcano Erta Ale.
Grafomane in contemplazione: alle pendici del vulcano Erta Ale sta per abbattersi un temporale inaspettato.
Il lago Afdera (o Afrera, o Giulietti): salato e di origine vulcanica.
Dancalia, sorgenti termali nei pressi del lago Afdera.
Cerimonia del caffè: una ragazza tosta i chicchi sul fuoco. Poi li pesterà in una specie di mortaio e li metterà a bollire in una caffettiera di terracotta. Il caffè in Etiopia è religione: se ne beve in continuazione.
Tazzina traboccante di caffè secondo l’uso etiope. Guai a non versarne più del dovuto!
Pochi chilometri e il paesaggio cambia ancora: dopo lava, deserti e laghi ora in Dancalia troviamo le montagne.
La strada per tornare a Mekele da Dallol è molto scenografica.
Prima di arrivare a Dallol si dorme sotto le stelle in questo lussuoso accampamento.
La nostra scorta armata si riposa al lago Asale. La Dancalia è terra di confine con Eritrea e Gibuti: ai turisti non è permesso viaggiare senza militari al seguito.
Turisti sul lago Asale: sembra che camminino sulle acque come Gesù.
Salar reloaded: pare Uyuni in Bolivia, in realtà è il meno noto Asale in Dancalia. Anche qui il tramonto è magico.
Tramonto sul lago Asale.
Asale, la montagna “sacra” di sale che dà il nome al vicino lago.
Per arrivare a Dallol l’auto deve attraversare una distesa d’acqua salatissima.
Dallol: sale e fumarole in lontananza.
Dallol: chi mette piede nelle pozze si scioglie nell’acido. Attenzione!
Montone ammira le pozze di Dallol. Una curiosità: il sito è stato scoperto solo 27 anni fa e, presumibilmente, è di formazione poco più recente.
Dallol, il luogo più surreale della Terra: pozze di acido solforico, montagne di sale e zolfo e chi più ne ha più ne metta.
Noi nel paesaggio assurdo di Dallol, tra pozze d’acido e montagnole di zolfo. Pare di stare su un altro Pianeta.
Dallol, dettaglio delle formazioni geologiche.
Le curiose formazioni geologiche di Dallol: montagne di zolfo e coni di sale.
Quel che resta dell’impianto di estrazione del potassio costruito a Dallol dagli italiani in epoca coloniale: allora le pozze d’acido solforico non c’erano ancora.
Il paesaggio della Dancalia è incredibilmente vario: ci sono anche le formazioni rocciose modello Monument Valley.
Lago di potassio nei dintorni di Dallol.
Noi a mollo in una pozza salatissima poco lontana dal lago Asale: è un mini mar Morto dove si galleggia come in assenza di gravità.
Grafomane in posa con un elegante dromedario.
Un afar intento a tagliare i blocchi di sale in panetti regolari. Lo strumento che usa pesa una tonnellata.
L’attività per la quale gli afar sono famosi è l’estrazione di sale: un lavoro faticosissimo che loro svolgono a meno, sotto il sole.
Dopo aver tagliato il sale a panetti, gli afar lo caricano sui dromedari: ci metteranno cinque giorni per portarlo al mercato di Mekele e altri cinque per tornare.
Noi con il team di Magma Flow: cuoco, due autisti e la mitica Fanny, unica guida donna di tutta la Dancalia. Girl power! Yo!

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