Dopo otto giorni nel sud del Paese, arrivare a Mekele, capoluogo della regione del Tigrai, è come cambiare nazione. Ci sono le auto! Tante auto! E palazzi in costruzione, negozi di telefonini, bar e ristoranti dove quelli peggio vestiti siamo noi. La città è in piena espansione e si vede. Ci godiamo la libertà di girare in autonomia, di camminare per strada come piace a noi, senza guida e senza meta. Qui comincia la seconda parte del nostro viaggio, la più attesa: prelevati da un nuovo autista, partiamo per la depressione della Dancalia, il luogo più inospitale del Pianeta, terra di vulcani attivi, laghi salati e sorgenti acide, dove le temperature sfiorano i 50°C e solo gli Afar, popolazione nomade di religione musulmana, hanno il coraggio di vivere. Un posto unico al mondo, con paesaggi alieni impossibili da dimenticare. E pazienza se i cinesi stanno costruendo una strada asfaltata che rende la traversata molto più facile di un tempo: appena la si lascia si torna a rimbalzare sugli sterrati di pietre e lava, a toccare villaggi che sembrano avamposti, dove i bambini arrivano all’arrembaggio a mostrarci l’ultimo prigioniero, uno scarafaggio gigante.
Quattro giorni passano come in preda alla febbre, quel che vediamo non può essere vero, dev’essere frutto delle allucinazioni.
È buio e ce ne stiamo sul cratere di un vulcano: sotto di noi l’Erta Ale sbuffa, gorgoglia e ribolle, a tratti scoppietta, dai pochi buchi nella crosta lavica che gli tappa la bocca rutta fuoco e fiamme. Il rumore è quello del mare in tempesta: chiudiamo gli occhi e aspettiamo di sentirne l’odore, ma invece dello iodio arriva solo lo zolfo. Più tardi, sdraiati all’aperto con un caldo d’inferno, in balia della natura come forse non c’era mai capitato prima, ne vedremo ancora i bagliori arrossare una parte di cielo, quella davanti a noi, mentre sopra le nostre teste brillano stelle giganti e alle nostre spalle esplodono lampi senza voce.
È l’alba e camminiamo sul pianeta Dallol, il punto più basso dell’Etiopia se questa fosse ancora l’Etiopia. Invece no, è un altro mondo, un’altra galassia. Rocce rosse, cumuli di sale, incrostazioni giallo fluo e pozze verdi come il veleno: i colori, dati da ferro, zolfo e altri minerali, sono psichedelici e irreali, davanti ai nostri occhi tutto ribolle di acido solforico neanche fosse una pentola sui fornelli. È il parco giochi più pericoloso di sempre, un Paese delle Meraviglie dove mettere un piede in fallo significa sciogliersi come neve al sole, ma con dolore.
Al tramonto balliamo tra i riflessi del lago Asale, che del lago ha quasi solo il nome, quasi non più l’acqua: ne resta uno strato sottile sul fondo di sale, quanto basta a trasformarlo in uno specchio immenso dove si riflettono le luci del giorno che muore. Visto l’andazzo surreale, non ci stupiremmo di essere stati teletrasportati al Salar de Uyuni, in Bolivia.
E poi è di nuovo giorno, e ci sono pozze dove si galleggia come nello Spazio, sorgenti termali in mezzo al nulla, laghetti untuosi di potassio, uomini che estraggono il sale dalla terra, che lo tagliano a panetti e lo caricano sui dromedari per portarlo in città, un giorno di lavoro e dieci di viaggio, avanti e indietro, andata e ritorno, così da sempre, per sempre.
Quando tutto finisce e si torna a Mekele, solo un dubbio resta: avremo mica sognato tutto?
CONSIGLI PRATICI Visitare la Dancalia Non fatevi spaventare da chi scrive che è un luogo inospitale ed estremo. Sì, fa caldo: noi l’abbiamo sofferto soprattutto di notte. Di giorno si passa molto tempo in auto con l’aria condizionata e non si cammina mai sotto il sole: al vulcano si sale dopo il tramonto, a Dallol si arriva prestissimo la mattina. Le agenzie che organizzano tour sono numerose, i prezzi più o meno allineati: sui 500 euro per quattro giorni e tre notti (la formula che abbiamo scelto noi), poco meno se si taglia un giorno. Noi ci siamo affidati a MagmaFlow e ci siamo trovati bene: a differenza degli altri, che si muovevano in branco, noi eravamo un gruppo piccolo, agile e scattante, con una donna come guida (Fanny, l’unica, a quanto pare, di tutta la Dancalia), un ottimo chef e due guidatori che facevano scassare dal ridere. Importante: le carovane di sale si fermano durante la stagione delle piogge. Per incontrarle andate da ottobre in poi. |