Breve sunto della puntata precedente, nella quale abbiamo scoperto che:
– la Réunion esiste e lotta insieme a noi
– sta nell’Oceano Indiano ma è territorio francese e come tale è un’ottima soluzione per chi vuole assaggiare l’Africa a sbattimento zero
– è piena di pitons, picchi, e cirques, depressioni vulcaniche
– non presenta rischi e pericoli a meno che non si decida di fare il bagno con gli squali o, peggio, di tuffarsi a bomba da otto metri durante un canyoning.
Ciò detto, continuiamo pure a magnificare le bellezze di quest’isola piccola abbastanza da essere percorsa da un capo all’altro in poche ore, purché l’ora non sia quella di punta, e persino a piedi, se avete tempo, voglia e buone scarpe. Di seguito una serie di ragioni validissime per le quali l’abbiamo amata:
– È verde che più verde non si può, la vegetazione la ricopre interamente, persino le montagne più alte hanno quell’aspetto morbido, di materasso, che giungle e foreste danno al paesaggio. Abituati come siamo alle vette nude delle Alpi, ne apprezziamo subito la soffice diversità.
– È luogo di acqua e fuoco, terra e aria. Ognuno dei quattro elementi reclama la sua parte, ognuno prende a tratti il sopravvento sugli altri, cede il passo, poi la danza ricomincia. L’acqua è quella dell’Oceano, certo, l’Oceano che circonda l’isola, che prende a schiaffi la costa con onde che fanno paura solo a guardarle. Ma è anche l’acqua dei fiumi e delle mille cascate, che piangono copiose dai monti come Madonne dei miracoli. Grand Galet è la più bella, una sinfonia di acque che si riversano dalle pareti di un anfiteatro naturale, una meraviglia infotografabile alla quale nessun obiettivo rende giustizia. Il fuoco è quello dei vulcani, che dormono sonni profondi come il Piton des Neiges o più leggeri, come quello della Fournaise, che a tratti si risveglia e riversa la sua lava nera fino al mare. Salirci è possibile, purché non sia in attività, e non troppo impegnativo: un’escursione piuttosto semplice attraverso un paesaggio lunare fino a una cima circondata di nuvole. Lassù è il regno dell’aria, così come in cima al Piton des Neiges, dove arriviamo – sfiniti – dopo cinque ore di salita e 1.700 metri di dislivello (il tutto da ripetere il discesa, con la terra – eccola, c’è anche lei – che ti scivola sotto i piedi perché in realtà non è terra, ma lava che si sbriciola).
– La Dodo. Ogni Paese ha la sua birra e la Réunion ama talmente tanto la sua, a marchio Boubon, da chiamarla con un soprannome affettuoso come se fosse un bambino. Inutile dire che l’abbiamo adottata anche noi con lo stesso entusiasmo dei locals.
– Ultimo ma non meno importante, la piccola, remota Réunion è un compendio di natura e umanità dove si trova tutto e dove tutto convive in pace con il resto: non solo l’Oceano e le vette, le baguette e i cary – i curry che si mangiano ovunque, abbondanti e generosi – ma anche e soprattutto i francesi e i creoli, i malgasci, i cinesi, gli arabi e gli indiani, genti venute da ogni dove per popolare un luogo che fino a pochi secoli fa era di nessuno e oggi, proprio per questo, è di tutti a prescindere da credo, lingua e colore. Se non è questo un luogo dove vale la pena fare un viaggio…
COSA LEGGERE ALLA REUNION |
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– Michel Bussi, Non lasciare la mia mano. Un thrillerone piacevole ambientato sull’isola. Facile facile, lo si apprezza ancora di più quando si riconoscono i luoghi dove è ambientato. |