A innamorarci dell’oasi di Tighmert ci mettiamo circa un secondo e mezzo. Quando poi scopriamo che ci vive un italiano, un ex colonnello della Folgore in pensione, perdiamo letteralmente la testa, tanto più che è il proprietario di un bellissimo giardino botanico aperto al pubblico, meta imperdibile per i (pochi) turisti che passano di qui. Ci va male, però: quando bussiamo alla sua porta, Sergio Caroli non c’è, è partito poche ore prima per andare ad Agadir a festeggiare l’ultimo dell’anno. Accompagnati da un ragazzo che lavora per lui, dobbiamo accontentarci di passeggiare tra cactus e piante grasse, sbirciando sotto la tenda berbera adibita a elegante salotto-libreria e immaginando gli interni della costruzione moderna, tutta vetrata, che il proprietario si è fatto costruire in perfetto stile occidentale. «Non è l’unico straniero che si è trasferito all’oasi», ci racconta intanto la nostra guida. «Ce ne sono altri, ma lui è l’unico che si è integrato, ha fatto molto per la nostra comunità». Ecco, ora siamo ancora più curiosi di conoscerlo.
Così lo chiamiamo al telefono per una chiacchierata. E ci si apre un mondo. Viene fuori che il nostro colonnello è l’ex proprietario dell’Hotel Le Dune di Piscinas, in Sardegna, un ecoresort ricavato dall’ex magazzino minerario di Ingurtosu. «Mio padre fu l’ultimo direttore della miniera, negli Anni 40 la trasformò in colonia per i figli degli ex dipendenti», racconta. «Per me e i miei coetanei, che ci andavamo da bambini, era un posto mitico, con tutte le sue gallerie in pietra viva, i cunicoli, le stalattiti». Quando, da grande, Caroli ha la possibilità di acquistare il terreno e ristrutturare l’edificio, non se lo fa dire due volte: nel 1987 inizia i lavori, nel 1993 apre l’hotel. Ma alla lunga qualcosa si rompe. «Là attorno ci sono chilometri di dune di sabbia, sembra di stare nel deserto», dice. «Per questo viaggiai a lungo in Africa in cerca di ispirazione, per capire come fare turismo in un paesaggio come quello. Pensai che sarebbe stato bello mettere tende in stile berbero a Piscinas, ma ricevetti molte critiche, i giornali mi chiamarono “il califfo che vuole le tende arabe al posto dei nuraghe”. Finii per disamorarmi del progetto e nel 2011 vendetti l’hotel».
È a quel punto che Sergio si trasferisce in Marocco, nell’oasi di Tighmert che tanto l’aveva colpito durante uno dei suoi viaggi. «Non è stato facile convincere l’amministrazione locale a vendermi il terreno, ma ci sono riuscito», racconta. «L’idea del giardino botanico mi è venuta perché volevo qualcosa da condividere con la gente del posto. L’ho fatto con lo stesso intento dell’hotel di Piscinas: non per possederlo, ma per metterlo a disposizione degli altri». Oggi, a 81 anni, Caroli si gode la vita, dà il suo contributo alla comunità – è stato lui a comprare un’auto antincendio per l’oasi, dove i fuochi prima si spegnevano con i secchi perché le strade sono troppo strette per le autobotti – divora libri e, anche se abita solo, non si annoia. «A farmi compagnia ci sono gli abitanti dell’oasi, i turisti di passaggio, mia sorella che vive ad Agadir e viene spesso a trovarmi», dice. «Amo stare qui, è un posto bellissimo. L’unica cosa che mi spiace è che non sia valorizzato come meriterebbe. Ci sarebbe tanto da fare, con qualche accorgimento in più diventerebbe una meta rinomata». Per ora è una perla nascosta, dove la pace regna rara e meravigliosa. Di quelle che si trovano per caso, e non si dimenticano mai.